La storia di Cedro

giu 02, 2022

Via Pralungo, San Donà, poco più in là c’è via Balliana.
Non si sa come sia arrivato lì, ma quel posto gli piaceva.

Cedro, albero ingiustamente tagliato in via Balliana a San Donà di Piave.


Se ne stava lì sul ciglio della strada, incurante delle auto che passavano, rumorose. Lui era silenzioso, i piedi piantati su quella poca terra contesa all’asfalto, come radici nodose. Le gambe lunghe, robuste, appaiate a formare un tutt’uno, il tronco e il capo protesi in avanti. 


Si piegava verso il sole, rizzava i capelli e intrecciava la folta chioma, fluente, a formare un ombrello. Se ne stava lì e nelle calde giornate d’estate ci potevi sostare, ed avere un po’ di refrigerio. 


Un giorno si presentarono per la via dei tipi eleganti e, con aria di chi la sa lunga, cominciarono a dire: "lì la nuova porta, qui la stazione, di qua questo, di là quest’altro".

Un giorno si presentarono per la via dei tipi eleganti e, con aria di chi la sa lunga, cominciarono a dire: "lì la nuova porta, qui la stazione, di qua questo, di là quest’altro". Quando giunsero in prossimità di Cedro, lo squadrarono per bene e lo apostrofarono: "ehi tu, devi andare via!"


"Devo andare via? Ma io qui sto bene e non saprei dove altro andare", rispose Cedro con quel filo di voce di cui era capace. Poi, con il suo filo di voce, aggiunse: "Non posso esserci anch’io nel vostro progetto? C’è spazio a sufficienza, mi pare, per le tante cose nuove che avete intenzione di fare, ed anche per me. Mi basta solo questo fazzoletto di terra, non chiedo altro".


Quelli si guardarono l’un l’altro indispettiti: "Che hai capito! Quello che si farà qui non c’entra per niente! Te ne devi andare perché sei uno di strada e i tipi di strada come te non possono stare qui. Il luogo in cui ti trovi non è tuo, è nostro. E poi guardati, sei un vecchio gigante ed intralci la via, e sei anche malato. Finora abbiamo tollerato, ma ora basta."

Cedro tremò di paura a quelle parole, ma non si mosse.


Quelli aspettarono un po’ e, visto che non si muoveva, "non è finita qui" dissero, e se ne andarono via.

Il suo amico Pino, benché dal luogo lontano in cui stava, aveva visto e sentito tutto e cercò di rincuorarlo dicendo: "Stai tranquillo amico, non ti faranno niente, vedrai, non possono."


E intanto che parlava, trasse dalla sua borsa voluminosa un carteggio.


"Questo è il regolamento del verde" affermò "e dice che anche i tipi di strada come noi hanno dei diritti, che diamine! Almeno fin che siamo in salute nessuno può farci nulla e, perdiana, tu scoppi di salute!"

Cedro albero ingiustamente tagliato a San Donà di Piave

In effetti, Cedro era ancora in buone condizioni fisiche; guardandolo attentamente, si intravedeva solo un po' di bianco qua e là tra i suoi folti capelli. Era solo un po' trasandato, perché il sarto, una brava persona che si prendeva cura dei tipi di strada come lui, si faceva vivo sempre più di rado. Passò del tempo, poi quegli uomini tornarono, portando con sé un signore con un camice tutto bianco, che doveva essere per forza un dottore.


Inforcato un paio di occhiali da vista, il dottore si avvicinò a Cedro e lo scrutò dall’alto verso il basso, poi ancora dal basso verso l’alto. "Il tronco è inclinato", esclamò. "Pericolo!"


Cedro trasalì. Era sempre stato un po’ inclinato, lo sapeva, ma non aveva mai sospettato che ciò potesse rappresentare un pericolo. Era assorto in questo pensiero quando il dottore infilò di soppiatto un dito nella bocca di Cedro ed esclamò: "Guarda qui che carie, chiaro che la salute non è buona".


Cedro non poté fare a meno di arrossire. Non sapeva di avere una carie, né, ora che ne era venuto a conoscenza, gli sembrava così grave. Se davvero le cose stavano come diceva il dottore, allora si poteva curare. Se solo qualcuno si fosse occupato di lui, come facevano i suoi amici pettirossi che da Cedro erano praticamente di casa.

cedro albero ingiustamente tagliato a San Donà di Piave

Infatti, non si lavava molto se non quando pioveva a dirotto e alla sua pulizia personale provvedevano proprio i pettirossi. Quindi il dottore trasse dalla borsa un arnese e lo appoggiò sulla pelle di Cedro, tese l’orecchio ed auscultò: "onde lunghe", disse. "Le ossa di questo individuo sono fragili e cave. Molto grave! La schiena non è dritta e si può spezzare in ogni momento".


"Dunque?" chiesero i signori che stavano con il dottore, evidentemente in attesa di un responso. "Esito classe D" rispose il dottore, e si accinse a compilare in bella calligrafia il suo referto.


Nel fare questo si girò di lato e fu lì che il suo occhio cadde sul muretto lì vicino. Subito vi notò una profonda fessura. "Cosa vedo!" esclamò. "Ha danneggiato quel muro, guardate che roba. Bisogna fare una foto".

"Non sono stato io", provò a dire Cedro. "Lì c’erano delle cassette stradali per servizi. È stato quello che le ha messe lì e che poi le ha tolte, a fare quel taglio, non io". "Esito classe D" ripeté imperterrito il dottore, come se non avesse sentito nulla. Quindi, per la seconda volta, quei tipi se ne andarono.


Cedro era confuso, ma il suo amico Pino, che non aveva perso una parola di quanto era successo, era invece scuro in volto. Cedro gli si rivolse chiedendo: "Hai sentito Pino? Ha detto classe D, cosa significa?"

Pino, molto preoccupato, gli rispose:

"Amico Cedro, questa volta sei in grave pericolo! Ti succederà come ai fratelli Olmi, che li hanno fatti azzannare dai makman!"


Aveva detto makman, ma subito si pentì di averlo fatto, perché i makman, si sapeva, erano le mostruose macchine mangia-alberi e si diceva che ciascuna di esse fosse in grado di divorare da sola in pochi minuti un albero alto quanto un palazzo di dieci piani.

Fece un lungo sospiro, poi esclamò: "Vattene subito, amico! Scappa!"

Ma Cedro si sentiva unito a quel pezzetto di terra nella buona come nella cattiva sorte. Benché preoccupato e triste, non se la sentiva di lasciare il luogo dove aveva affondato, a suo dire per sempre, le proprie radici. "Non arriveranno a tanto", sperava in cuor suo.


Passò del tempo e un po’ alla volta Cedro si era rasserenato, complici anche gli abituali giochi dei bimbi che, passando, non dimenticavano mai di fermarsi a salutarlo e chiacchierare con lui.


Ma un giorno comparve nella via, crepitando e ringhiando, un grosso macchinario e tutti capirono.

Il makman, perché proprio di quello si trattava, si fermò non molto lontano da Cedro, mostrando i suoi denti diamantati, aguzzi come lame d’ascia. Senza perdere tempo lo apostrofò: "Ehi tu, come ti permetti di calpestare la terra dove io mi trovo!" "Come posso calpestare la terra dove ci stai tu, se io mi trovo dall’altro lato della strada?"


Il makman, irritato dalla risposta di Cedro e schiumando di rabbia, sibilò: "Tu, ti hanno sentito che hai parlato male di me!" "Come potevo parlare male di te se è la prima volta che ti vedo!" rispose Cedro. E il makman di rimando: "Se non sei stato tu, sono stati di certo i tuoi parenti."


Detto questo attraversò di corsa la strada, avventandosi su Cedro.


In breve tempo lo dilaniò con i suoi denti diamantati.

Non restò nulla di Cedro, nemmeno il suo ceppo, che testimoniasse di lui e della sua presenza nei secoli.


Cedro, albero ingiustamente tagliato a San Donà di Piave
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Così la enciclopedia italiana per ARBORETO (lat. Arboretum): "Collezione viva di alberi e di arbusti che vengono studiati dal punto di vista botanico-sistematico, forestale, ecologico, estetico ecc., con lo scopo principale di seguire il loro comportamento per un’eventuale acclimatazione come piante utili (essenze forestali, da ornamento e simili) e per la produzione di seme (a. da seme) dai quali ottenere piantine (postime in vivaio) da trapiantare in zone per rimboschimento, parchi, giardini e a verde urbano." In recenti viaggi alcuni soci hanno visitato l'Arboretum di Chiang Mai in Tailandia ( https://www.chiangmaicitylife.com/clg/places/nature-parks/huay-kaew-arboretum-the-secret-outdoor-gym/ ) e, in diversa occasione, quello di Nairobi in Kenya ( http://www.kenyaforestservice.org/ ). Si tratta in sostanza di parchi attrezzati, accostabili agli orti botanici (in Italia famosi quelli di Palermo, Padova, Pisa, ad esempio) ma concentrati sulle specie arboree. Sono l’occasione per una salutare passeggiata, dove è possibile anche trovare : un percorso per gli esercizi ginnici (con attrezzi vari…. Per lo più in legno!) zone didattiche dedicate alle scolaresche, ma anche agli studiosi curiosi delle specie endemiche indicazioni apposte sull’albero con nome e caratteristiche Nel mondo molti arboreti sono gratuiti, o prevedono il pagamento di un biglietto di ingresso. In ambo i casi, sono un complemento alle attrattive turistiche del luogo – ad es. quello tailandese è sito in prossimità dello zoo. Trovandoci a raccontare di queste visite abbiamo parlato del sogno e dell’ indicazione che un arboreto a San Donà di Piave potrebbe essere realizzato nello spazio dell'ex stadio di calcio "Zanutto" (vedi https://www.alberiincomune.org/un-parco-al-posto-dell-ex-stadio-di-calcio ) Ci piace infine ricordare anche il libro del grande Mario Rigoni Stern "Arboreto salvatico" in cui sono descritte, un po' per l'aspetto tecnico, un po' per quello poetico e legato all'esperienza di vita dell'autore, le essenze principali del "suo" ma anche nostro Altopiano di Asiago.
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Abbiamo chiesto al nostro computer di casa di produrre un testo con un programma basato sulla INTELLIGENZA ARTIFICIALE: leggete cosa ne è uscito! Gli alberi sono essenziali per la vita sul nostro pianeta. Oltre a produrre ossigeno, assorbire anidride carbonica e regolare il clima, gli alberi offrono rifugio, cibo e bellezza a molti esseri viventi. Purtroppo, la deforestazione e il degrado ambientale minacciano la sopravvivenza di molte specie arboree e degli ecosistemi che dipendono da esse. Per questo motivo, è importante promuovere l'amore per gli alberi e la loro tutela. Ma come possiamo farlo? Ecco alcuni suggerimenti: - Educare i bambini e i giovani sul valore degli alberi e sulle loro funzioni ecologiche. Possiamo usare libri, film, giochi e attività pratiche per stimolare la loro curiosità e il loro rispetto per la natura. Piantare alberi nelle nostre case, nei nostri giardini, nelle nostre scuole e nelle nostre comunità. Possiamo scegliere specie autoctone e adatte al clima e al suolo del luogo. Piantare alberi non solo migliora il paesaggio e la qualità dell'aria, ma anche crea legami tra le persone che condividono questo gesto. Sostenere le iniziative di riforestazione e di conservazione degli alberi a livello locale, nazionale e internazionale. Possiamo informarci sulle organizzazioni e i progetti che si occupano di proteggere gli alberi e i boschi, e contribuire con donazioni, volontariato o adozioni simboliche. Ridurre il nostro impatto ambientale e il nostro consumo di risorse derivanti dagli alberi. Possiamo usare meno carta, legno, carta igienica e altri prodotti che richiedono l'abbattimento degli alberi, e preferire quelli riciclati o certificati. Possiamo anche evitare di accendere fuochi o di gettare rifiuti nelle aree boschive. Diffondere la cultura dell'amore per gli alberi tra i nostri familiari, amici, colleghi e conoscenti. Possiamo condividere le nostre esperienze, le nostre conoscenze e le nostre emozioni legate agli alberi, e invitare gli altri a fare lo stesso. Possiamo anche celebrare le giornate dedicate agli alberi, come il 21 marzo (Giornata internazionale delle foreste) o il 10 ottobre (Giornata mondiale degli alberi). Gli alberi sono i nostri alleati nella lotta contro il cambiamento climatico e nella salvaguardia della biodiversità. Promuovere l'amore per gli alberi significa promuovere l'amore per la vita.
Autore: Gabriele Zenezini 07 mag, 2023
Siamo qui https://www.google.com/maps/place/45%C2%B037'18.2%22N+12%C2%B035'14.7%22E/@45.6220217,12.5867846,18z/data=!4m4!3m3!8m2!3d45.6217222!4d12.5874167?hl=it Casa mia, il mio giardino. Fra le radici del grande ulivo vedo una piantina, con poche foglie, ma inconfondibile; anche Plantnet conforta la mia idea. E' una quercia, un rovere per la precisione; come sarà finita lì? Giorni prima, a circa 200 metri da questo punto, nel boschetto all'ingresso del cimitero, avevo rilevato proprio un grande rovere. Un seme portato dal vento, da qualche uccello o cosa altro? E' evidente che lì il nuovo virgulto avrà vita breve, anche se è protetto da tutto; ho anche eliminato l'edera che lo sommergeva. Si potrà fare qualcosa, portandolo in un vaso per un tempo minimo e poi andarlo a piantare, protetto, in uno spazio adeguato alle dimensioni che un giorno avrà? Qualche suggerimento?
Autore: Anna, Beniamino e Gabriele 10 ott, 2022
Riportiamo di seguito la nota inviata al Comune di San Donà di Piave con la quale segnaliamo che potrebbero essere riconosciuti come "Alberi monumentali" alcuni pioppi di grandi dimensioni, in buono stato di conservazione, all'interno del parco fluviale, di certo valore storico per le vicende belliche purtroppo svolte in quest'area.
Autore: Alberi in comune 10 set, 2022
Avevamo un appuntamento a Caorle. Ma lungo la strada fra San Donà e Caorle Valter mi dice - Fermati un po' prima di quel semaforo, sulla sinistra potrai vedere degli alberi magnifici. Faccio come mi ha chiesto e mi fermo qui https://maps.google.com/maps?q=45.6076417%2C12.80363&z=17&hl=it. Lo spettacolo è superbo; lui pensa che quegli alberi maestosi e possenti siano sequoie. Allora io apro la mia app PlantNet che dice:
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